27 Ott Zayneb Zinat Bayzidi, vincitrice del premio Daniele Po, incontra gli studenti
Giovedì 26 ottobre alcune classi dell’IIS “F.lli Taddia” hanno partecipato alla 15° edizione del premio internazionale Daniele Po, promosso dall’associazione Le Case degli Angeli e coordinato dall’Associazione Strade, che conferisce ogni anno un riconoscimento a personalità femminili che, a livello nazionale o internazionale, si siano particolarmente distinte nella difesa dei diritti umani. L’incontro si è tenuto presso l’auditorium Pandurera e si è aperto con i saluti istituzionali da parte delle diverse associazioni coinvolte: associazione STRADE, Amnesty International Gruppo di Cento, Libera Presidio del Centopievese, Coop Alleanza 3.0 e Lions Club International.
Ha preso poi la parola Nedda Alberghini Po, fondatrice e presidente de “Le case degli angeli di Daniele”, associazione umanitaria che opera a livello mondiale ma anche nel nostro territorio con campagne di sensibilizzazione, e ha presentando la vincitrice del premio di quest’anno: Zayneb Zinat Bayazidi.
Zayneb è nata in Iran ed è stata più volte arrestata dal regime iraniano per il suo impegno a difesa della condizione delle donne e dei minori nella regione curda del Rojhelat. Nel 2008 è stata imprigionata per 4 anni e mezzo nel carcere di Maragheh; una volta uscita è riuscita ad allontanarsi dall’Iran e adesso vive in Germania come rifugiata politica.
Come donna e come appartenente alla minoranza curda da sempre discriminata e osteggiata, Zayneb Bayazidi è espressione del movimento rivoluzionario oggi in atto in Iran, un movimento senza leader, ma che rappresenta un popolo stanco di un regime teocratico e repressivo. In questo contesto le donne sono le grandi protagoniste: dietro il gesto simbolico del taglio dei capelli e lo scoprimento del velo c’è la rivendicazione della libertà e della democrazia e lo slogan “Donna Vita Libertà”, gridato a gran voce in tutte le manifestazioni, appare come il manifesto di una svolta storica a livello globale.
Zayneb ha raccontato agli studenti presenti la difficile situazione dei curdi: nella loro terra, il Kurdistan, vengono privati di tutte le risorse, compresa l’acqua, e a causa di ciò muoiono persone e animali. A proposito della mancanza di risorse idriche ha denunciato un vero e proprio attacco ecologico messo in atto dallo Stato per impoverire il Kurdistan: vengono prosciugati i laghi e le foreste vengono incendiate; coloro che vengono sorpresi nel tentativo di spegnere gli incendi, vengono arrestati.
Zayneb ha poi parlato della sua difficile permanenza in carcere, soprattutto per la sua appartenenza a una minoranza da sempre perseguitata: i suoi carcerieri le avevano proibito di telefonare a casa dopo averla sorpresa a parlare con la madre in curdo, visto che la mamma non parla il farsi, la lingua ufficiale dell’Iran e l’unica che le persone possono utilizzare in pubblico.
Numerosi sono stati gli esempi raccontati da Zayneb su quanto sia oppressivo e feroce il regime iraniano. Particolarmente toccante il momento in cui ha mostrato l’immagine di un giovane lasciato incatenato sotto il sole per giorni senza cibo né acqua ma con un bicchiere colmo davanti a lui che non poteva prendere ma solo guardare. Ai ragazzi è stata poi mostrata un’altra foto: decine di manifestanti nella stessa posa del ragazzo torturato. Un gesto importante, una denuncia allo stato teocratico che continua a calpestare qualsiasi voce di dissenso e qualsiasi anelito di libertà.
Una mattinata intensa e una testimonianza preziosa per gli studenti presenti che faranno sicuramente tesoro delle parole di Zayneb e del suo coraggio.
Prof.ssa Anna Zarri